Perdere sì, ma non così: i pochi ricambi e le tante analogie. E adesso, quale futuro?
Una disfatta così nessuno se la sarebbe aspettata: la Paganese ha affrontato una stagione davvero intensa e ricca di colpi di scena, ma un finale del genere non era assolutamente preventivabile. Dall'avvio in sordina delle prime giornate, dal distacco quasi impensabile da colmare sul Sorrento, all'affannosa rincorsa verso la vetta fino all'ultimo matchpoint di questo avvincente campionato. Gli azzurrostellati probabilmente hanno sofferto molto questo forcing inaugurato a cavallo tra la fine del girone di andata e quello di ritorno: i punti persi per strada nelle prime battute pesavano come un macigno per l'economia di un'intera stagione. Ed ecco quindi che gli uomini di Giampà hanno dovuto fare di necessità virtù, rispondendo colpo su colpo, sperando in qualche passo falso della diretta concorrente, cercando di sbagliare il meno possibile.
Il desiderio di tornare in Serie C era davvero forte, così come forte è la passione di questa piazza, che anche ieri, nella trasferta di Tivoli, non ha voluto far mancare il proprio apporto, incitando i propri beniamini in campo per tutti i novanta minuti. Proprio a loro va il mio pensiero: gli attestati di stima e di riconoscenza provengono ormai da tutta Italia, la tifoseria azzurrostellata è ricordata ovunque per la speciale passione e calore che trasmette in ogni gara. Sono diventati da tempo un esempio da seguire, uniti e compatti in ogni trasferta, in giro per lo "stivale", macinando chilometri. Avrebbero meritato un epilogo diverso, ma si sa, nel calcio, si può vincere e si può perdere. Perdere sì, ma non così: perché a venti minuti dal traguardo non puoi sbandare in quel modo. Non può farlo soprattutto perché sei forte del vantaggio di un punto sul Sorrento e a maggior ragione quando conduci il match per una rete. Vero è che un raddoppio avrebbe tranquillizzato tutti, ma è altrettanto vero che la Tivoli ha fatto ben poco per impensierire Moro, inoperoso o quasi per ben 70'.
Cosa è successo allo stadio "Olindo Galli"? Qualcosa di inspiegabile, o forse, qualcosa di preventivabile: sì, perché nel corso della stagione non sono mancati i campanelli d'allarme che hanno fatto temere il peggio. Al netto della sfilza di pareggi della prima parte, per i quali lo stesso tecnico Giampà, in tempi non sospetti, ha ammesso candidamente che una normale società, intenzionata a vincere il campionato, gli avrebbe già dato il benservito, ma invece non lo ha fatto perché credeva fortemente in lui, la sessione di calciomercato ha regalato elementi di assoluta rilevanza dal punto di vista tecnico/tattico, ma in misura esigua per la conquista della tanto agognata promozione. La panchina non è riuscita a dare, a lungo andare, supporto ai titolarissimi, apparsi in diverse circostanze esausti e poco lucidi, il che si è coniugato con altri punti persi per strada: è normale in un campionato lungo e particolareggiato con tanto di trasferte lunghe, come quelle in Sardegna, alle quali si aggiungono i prevedibili acciacchi e i malanni di stagione sempre dietro l'angolo. Anche ieri, i ricambi provenienti dalla panchina hanno premiato più la Tivoli che la stessa Paganese: gli ingressi di Coquin e Mastropietro hanno dato nuova verve ai tiburtini rispetto a quanto hanno dato quelli azzurrostellati.
Non sono mancate, tuttavia, analogie con altre gare di questo campionato: la disfatta di ieri presenta elementi in comune con la rimonta subita a Palma Campania così come le tante volte in cui la formazione di Giampà è passata meritatamente in vantaggio, permettendo successivamente agli avversari di ristabilire l'equilibrio (vedasi le trasferte di Artena, Caserta, Uri, Portici, Nola e le gare casalinghe con Ilvamaddalena e lo stesso Sorrento). Una fragilità dal punto di vista mentale e caratteriale che con il passare delle settimane ha inciso sulla classifica, caricando di tensione l'ultima sfida di questa stagione.
E adesso, quale futuro? Innanzitutto la Paganese dovrà affrontare gli spareggi promozione, si potrebbe dire inutili dal punto di vista dell'efficacia, considerato che non permettono il salto di categoria diretto, ma comunque da tenere in debita considerazione perché fino al 30 giugno potrebbero essere diverse le situazioni da valutare in ambito Lega Pro dal punto di vista della regolarità delle iscrizioni e altre beghe burocratiche. Ma soprattutto sarà necessario capire la volontà di una società che, a quasi un anno dalla conferenza in cui la stessa dirigenza dichiarava che avrebbe profuso un impegno considerevole solamente per la vittoria del torneo, di fatto si trova di fronte ad un obiettivo mancato. E comprendere, inoltre, se si potrà ripetere un'impresa del genere, allestendo cioè una squadra competitiva che riesca a vincere la prossima stagione il campionato. Discorsi, questi, da affrontare a tempo debito. Addentriamoci prima nell'atmosfera dei play-off, sperando di vincerli. Poi si vedrà...