Finale di stagione horror, ma la Paganese e Giampà hanno dato davvero tutto. Servizio d'ordine impeccabile, peccato fosse "a porte chiuse"!
Termina con una sconfitta, la quinta tra campionato e post season, il cammino della Paganese nel torneo di Serie D girone G 2022/23: un cammino caratterizzato da tanti alti e bassi, da un esordio non proprio impeccabile, in cui spiccano i tanti pareggi e gli altrettanti punti persi per strada, fino allo storico traguardo delle nove vittorie di fila, all'acceso testa a testa con il Sorrento e alla disfatta di Tivoli. Un dato incontrastato resta a noi oggi: la Paganese e il suo tecnico, Domenico Giampà, hanno dato davvero tutto. Con il passare delle settimane si era consolidata l'opinione che questa squadra non era da primato assoluto, non era meglio del Sorrento, formazione più compatta e che di fatto ha vinto il campionato e ha stradominato il girone di Poule Scudetto, e né tanto meno della Casertana, compagine più attrezzata al salto di categoria, ma che aveva raccolto davvero poco rispetto a quanto avrebbe potuto fare. Gli azzurrostellati tuttavia si sono trovati all'ultima giornata al primo posto, al di là delle potenzialità dei singoli e la professionalità dei "senatori", per spirito di gruppo, l'arma in più che ha permesso di superare le tante avversità di questo campionato, per il sostegno dei tifosi, che hanno costituito in alcuni momenti topici l'autentico "dodicesimo uomo in campo", e per la caparbietà del suo tecnico, che in alcuni elementi della rosa è riuscito a tirare fuori il meglio.
Questa Paganese tuttavia è rimasta per tutto il campionato una squadra incompleta: impossibile pretendere il massimo da calciatori che non hanno saltato nemmeno un match, o quasi. L'assenza di un vice D'Agostino, di un vice De Felice, di un vice Maggio e via dicendo, sono pesate come un macigno per l'economia di un'intera stagione. Normale vedere una squadra esausta, che non è riuscita ad avere la giusta freschezza e mentalità per affrontare gli ultimi ostacoli. Il reparto difensivo è rimasto quello, senza possibilità di alternativa: l'infortunio ad inizio gennaio di Brugnano ha scombussolato i piani di Giampà. L'alternanza tra Capone ed Esposito hanno rappresentato l'unica valida possibilità per dare un pò di ricambio in una zona di campo che giocoforza poteva cadere sotto i colpi degli avversari. In panchina elementi giovanissimi quali Semonella, Caiazzo e Campanile, tenuti un po' in disparte, come affermava in tempi non sospetti il tecnico calabrese, per puntare un po' di più sull'esperienza per strappare questa agognata promozione, non hanno consentito ai titolarissimi di rifiatare. E così sono arrivati tanti piccoli inciampi che sono costati punti, come in occasione dei due ko di fila con Atletico Uri e Palmese, il pari con l'Angri, il Nola e la Lupa Frascati.
Questi play-off rappresentavano una sorta di palliativo per il campionato perso negli ultimi venti minuti a Tivoli: e pure in questa circostanza, la Paganese ha fallito l'occasione per centrare un altro potenziale obiettivo. Lo ha fatto dopo 90' davvero scialbi, con un D'Agostino poco ispirato e un De Felice lontano parente di quel capocannoniere che ha stracciato tutte le classifiche nel girone di appartenenza. Il centrocampo ha palesato alcune difficoltà, sono mancate altresì le spinte sulle fasce di Faiello, costretto a giocare sulla corsia mancina per evidenti carenze di organico. In questo finale di stagione, la piacevole scoperta è probabilmente quella di Cipolla, che è riuscito a dare maggiore apporto alla squadra proprio al tramonto del campionato. Moro ha tolto diverse volte le "castagne dal fuoco", salvando i suoi compagni con parate degne di un portiere da categoria superiore (senza nulla togliere a Pinestro, che ha difeso in maniera eccellente i pali della porta azzurrostellata nella prima parte della stagione), ma che ieri ha avuto un visibile calo di tensione, combinando un pasticcio difensivo da torneo amatoriale. Segnali, questi, che fanno comprendere meglio la situazione in casa Paganese. Il "mea culpa" nella conferenza di ieri in conferenza stampa del tecnico Giampà è da apprezzare, specialmente per la bontà delle sue dichiarazioni, in cui ancora una volta ha sottolineato il suo pieno apporto per la conquista della Serie C, sfumata anche, come ha ammesso, da vero professionista, per alcune sue decisioni che, a suo dire, con il senno del poi, non avrebbe assunto.
Ora i tifosi vogliono certezze per il futuro da una società che è ancora in silenzio, probabilmente a leccarsi le ferite dopo i proclami di inizio agosto e il raccolto, scarso, di metà maggio. Una dirigenza che ha preso per mano ancora una volta la Paganese dopo la cocente retrocessione dello scorso campionato, allestendo una squadra tutto sommato non male, ma, come detto, non pronta al salto di categoria. E proprio su questo punto si focalizza l'attenzione dei sostenitori azzurrostellati, che non si aspettavano un rendimento del genere proprio al fotofinish: gli stessi che hanno dovuto digerire a tutti i costi una decisione ai limiti del paradossale, che li ha costretti a dover rinunciare ad occupare i gradoni del "Marcello Torre", ancora una volta. Sì, perché decidere per la disputa del match "a porte chiuse" solamente nel pomeriggio di venerdì è alquanto folle, bloccando finanche la prevendita dei biglietti da parte della società ospitante. Anche perché è noto da domenica pomeriggio che la finale play-off sarebbe stata Paganese-Casertana. E poi, sulla scorta ancora degli scontri verificatisi lo scorso 22 gennaio, ad una distanza considerevole dal perimetro dell'impianto sportivo di Pagani, o dalle immediate vicinanze, proprio quando l'ordine pubblico in quella circostanza presentò diverse falle. Dal transito del pullman di tifosi rossoblu in una zona in cui è collocato l'accesso allo stadio dei tifosi locali, fino ad una scorta per così dire improvvisata che ha consentito agli stessi di danneggiare tutto quanto presente per strada. A farne le spese, ancora una volta, il tifo organizzato azzurrostellato, raggruppatosi sul piazzale dell'Auditorium S. Alfonso (perché interdetto persino lo stazionamento anche al di fuori dello stadio o nei dintorni), per incitare la squadra del cuore.
Inconcepibile un considerevole dispiegamento di forze dell'ordine per un match "a porte chiuse", gli accertamenti lungo il tragitto che conduce allo stadio disposti dagli stessi persino nei confronti di noi giornalisti accreditati, l'impiego imposto di un pullman di linea (quelli che effettuano corse locali/extraurbane per conto di società di pubblico servizio) per la squadra della Casertana per occultarne l'accesso all'impianto sportivo, le foto e i video realizzati su cose e persone (accreditate) presenti al "Marcello Torre". Un'attività che, consentitemi, andava condotta solamente in un match fortemente a rischio e alla presenza di entrambe le tifoserie, ma non ieri in una sfida dove il pubblico non ha avuto modo di accedervi. Perché a volte le indagini vanno condotte ex ante e non ex post, non dopo che, per mera fatalità (perché tale trattasi, non avendo avuto modo di mirare la destinazione della torcia) è stato incendiato il mezzo sul quale viaggiavano i sostenitori ospiti e soprattutto dove c'è stata corresponsabilità di azioni. Ad ogni modo, un encomio per il servizio d'ordine impeccabile sebbene nel corso di un match a porte chiuse.